Odio e amo by Daniele Coluzzi

Odio e amo by Daniele Coluzzi

autore:Daniele Coluzzi [Coluzzi, Daniele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-08-04T12:00:00+00:00


Era lei. Lesbia era tornata, e mi chiedeva di raggiungerla. Mi alzai di scatto e urtai la scrivania. Un’intera coppa di vino, appena riempita, si rovesciò sulle mie carte. Afferrai veloce alcuni rotoli per provare a salvarli, ma ormai erano chiazzati di liquido rosso.

«Per la merda di Giunone!» mi lasciai sfuggire. Lanciai i rotoli fuori dalla stanza, li sentii atterrare con un tonfo sordo nell’atrio.

Avevo atteso a lungo quel momento. Lesbia mi aspettava a casa di Clodio, eppure l’idea di rivederla mi agitava: tra noi sarebbe stato tutto come a Baia? La nostra relazione, a Roma, sarebbe stata altrettanto intensa?

Per un attimo pensai che sarebbe stato meglio se non fosse più tornata: sarei sceso io, di tanto in tanto, al mare e avremmo evitato qualsiasi rischio. A Roma, suo marito e la fitta schiera di conoscenze che gli ruotava intorno si sarebbero accorti del nostro amore, ci avrebbero ostacolato, e avrebbero infine condannato Lesbia.

Era davvero il caso di andare da lei, correndo il rischio di metterla in pericolo?

Mentre pensavo a tutto questo, il mio corpo si muoveva da solo, preda di un’agitazione febbrile che mi scuoteva le membra. Sentivo la paura stringermi lo stomaco, eppure le mie mani afferravano rapide i calzari da terra, me li allacciavano ai piedi, cercavano il borsello e lo legavano alla cintola. Mi ritrovai in strada senza quasi accorgermene, diretto verso il Foro. Roma era torrida quel giorno, e le sue vie sembravano infuocate, immerse in una nube di polvere rovente. Il Foro, sospeso nell’atmosfera irreale dell’afa pomeridiana, era quasi vuoto, eccetto qualche passante che camminava all’ombra dei porticati. Presi la strada per il Palatino, e mi inerpicai con una certa velocità. Casa di Clodio era lì, in cima, e ci avrebbe fornito un riparo sicuro: ciò che fino a un attimo prima mi sembrava rischioso, ora mi elettrizzava. Fremevo di timore ed eccitazione, le mani che tormentavano un lembo della toga, gli occhi fissi sulla sommità del colle.

Arrivai affaticato, ma felice di aver fatto presto. La calma in cui erano immerse le domus mi deluse. Che cosa mi aspettavo, un corteo di giovanetti a lanciare rose al mio arrivo? Un trionfo con tanto di corona d’alloro?

Riconobbi subito la casa di Clodio, accanto a quella di Cicerone. Che cosa dovevo dire? Dovevo farmi annunciare? Mi avvicinai e per fortuna un giovane schiavo mi corse incontro sorridendo: evidentemente ero atteso.

Mi fece togliere le scarpe, e le portò via. Quando entrai, rimasi sorpreso dalla sobrietà degli arredi. Da Clodio mi aspettavo qualcosa di più, ma era ben attento a ritagliarsi l’immagine del morigerato difensore dei più poveri.

«Sei tutto sudato!» La sua voce mi fece sobbalzare. Lesbia si presentò di fronte a me in una leggera tunica rosa, che lasciava trasparire le sue forme e i seni nudi. Dopo mesi in cui l’avevo sognata, immaginata, desiderata, era lì davanti a me. Il suo volto era diverso da quello che tutti i giorni provavo a rievocare nella mia mente: era addirittura più bella del mio ricordo.

«Lesbia, io non so se…» Mi accorsi solo allora che ansimavo per la corsa, la mia fronte grondava di sudore.



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